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La preistoria, il lago scomparso

 

La preistoria

In principio era. . .il lago. Uno specchio d’acqua largo e profondo, che si estende-va dall'odierna Bedonia fino al torrente Ingegna. Era alimentato dal Taro e dal paleo Ceno quando quest'ultimo entrava nel lago dalla parte in cui oggi sorge
il Seminario di Bedonia. La superficie delle sue acque raggiungeva i 700 metri
di quota e lambiva le montagne fino all’altezza dell'odierna Strela.
I geologi glihanno dato un nome: Lago di Compiano. Questo accadeva circa due milioni di anni fa. Uomini in valle ancora non ce n’erano. Sarebbero arrivati più tardi, molto più tardi, quando il lago, a causa dei sommovimenti naturali, era scomparso e il Ceno, bloccato dal formarsi del Segalino e del colle di Montevacà, si era ormai avviato al suo corso attuale. Ma il lago, pur scomparso, ha lasciato chiari segni della sua presenza, altrimenti come mai avrebbero fatto gli studiosi a parlarne?
Le montagnole che da Bedonia costeggiano la strada fino al ponte Ingegna e che
poi proseguono lungo il corso di quest'ultimo, altro non sono che i depositi, i
fondali lasciati dal lago. Lungo la strada che dall'Ingegna porta a Strela è possi-
bile vedere come queste collinette siano formate da accumuli di ciottoli tondi,
caratteristici dei fiumi. Queste collinette sono segnate da profonde incisioni per
la poca resistenza che ofirono alle acque piovane. Tra tutte le montagnole, la cui
sequenza si estende per circa nove chilometri, due sole non rappresentano un
fondale dell’antico lago, ma sono formate da solida roccia: su una delle due è
stato edificato Compiano. Mica sprovveduti i nostri antenati!
Le prime testimonianze circa la frequentazione umana nella nostra valle risal-gono al Paleolitico superiore (da 35.000 a 10.000 anni fa). A tale periodo fan-
no riferimento alcuni importanti ritrovamenti “occasionali”: Monte Orocco e
Montarsiccio (Bedonia), Case Fazzi (Tornolo), Monte Molinatico (Borgotaro),
non sufficienti, tuttavia, a stabilire la presenza di veri insediamenti.
Tra i reperti, una lama in selce nota come “coltello della Gens Penninica”, rin-
venuta sul Monte Orocco, ed esposta nel Museo Archeologico “Severino Musa”,
all'interno del Seminario di Bedonia.
Del periodo che va sotto il nome di Mesozoico (da 8.000 a 5.000 anni fa) trovia-
mo, invece, tracce di molti accampamenti stagionali di cacciatori - raccoglitori
(Passo Cappelletta, Monte Cucco o Borgallo, Lago Buono, M. Pelpi, Foce dei Tre
confini, Brattello, M. Tagliata, Caffaraccia, Casale, Passo Colla, M. Penna, Incisa
e Monte Molinatico che conta ben sei siti). Possiamo immaginare questi nostri
progenitori organizzati in “bande” di pochi individui, con residenza instabile, dotati di grande mobilità, dediti esclusivamente alla caccia e alla raccolta di frutti, erbe, radici, bacche: tutto ciò che la natura poteva offrire.
Soltanto più tardi, gli antichi abitatori della valle cominceranno ad allevare alcuni animali, a coltivare qualche cereale, a costruire manufatti di ceramica e ad usare, infine, i metalli.
È importante rilevare che, a partire dalla recente Età del Bronzo, e specialmente nell’Età del Ferro, quando cominceranno a distinguersi i vari popoli italici in base alle loro tradizioni, cultura, lavorazioni, i vari reperti rinvenuti nella nostra valle si richiameranno non alla cultura degli uomini del piano, ma alla “facies”, alla cultura, alla civiltà dei Liguri.

 
 
   
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